PESCA A SPINNING
Spinning tecnica di pesca con artificiale
Nell’articolo troverai una descrizione ed un racconto tecnico sulla pesca a spinning. La pesca a spinning è una tecnica di pesca che insidia i pesci predatori di acque dolci e salate e che prevede il lancio ed il recupero di esche artificiali. Testo e foto di Mario Narducci, presidente dello spinning club Italia e grande appassionato di natura, spinning ed ecologia.
Cos’è lo spinning: pubblica confessione a un neofita
Cinque aspi dai 55 ai 68 cm, un siluro di circa 170 cm, venuto a riva dopo un lungo, estenuante ed incerto duello ed una carpa sui 5 kg. Lei, ignorando cosa viene scritto da noi umani circa il suo non essere predatrice – si sa i pesci sono tutti un po’ selvaggi e preferiscono evitare i libri – non aveva trovato di meglio che “assaggiare” quello strano pesciolino “moribondo” che si stava malamente trascinando sul fondale ( qualche proteina procurata con poca fatica doveva averla proprio convinta essendo forse noncurante della sua “linea”).
Tutto sommato l’uscita era andata bene, specie tenendo conto del periodo: mese di gennaio, con un’acqua talmente fredda da far rischiare il congelamento nonostante i lunghi stivali in neoprene e per averla condotta in un fiumaccio di pianura che ormai lasciava solo intuire la passata bellezza, sfigurata da mille diversi problemi ambientali e biologici. Diciamola tutta, era stata una giornata fortunata ma con lo spinning sono cose che possono accadere, come del resto è possibile incappare nei famigerati “cappotti” che riempiono i capienti armadi di qualsiasi lanciatore con una certa esperienza sulle spalle.
La filosofia della pesca al lancio
Eppure non era stata nemmeno un’impresa irripetibile perché questo è in realtà lo spinning: una sfida continua fra l’uomo e il pesce, dove il primo si ostina a proporre inverosimili “bocconi” artificiali, fatti di metallo, legno, plastica o altra analoga robaccia indigesta, fino a quando il secondo, per nulla intontito da pasture o manicaretti di vario genere, bensì nel pieno delle proprie istintive facoltà, azzanna l’incauto esserino proposto. Questa sfida non ammette mezze misure: o riesce o non riesce.
Ecco in fondo perché il lanciatore non farà in nessuna occasione certe affermazioni di tenore normale in altre tecniche di pesca. Quando mai si è sentito dire: “Ho catturato 5 chili di lucci!”, ma invece: “Ho preso 5 lucci da un chilo.”, o ancora meglio: “Ho preso un luccio di 5 chili!”, suscitando nei colleghi reazioni diverse pur nell’assoluta analogia dei conti matematici. Nello spinning in fondo conta relativamente poco la quantità bensì la qualità di quanto si vive, infatti anche un’uscita a vuoto può risultare alla fine soddisfacente se condotta in ambienti naturali affascinanti. Si cerca in altri termini la ripetizione di un’esperienza appagante che per le sue caratteristiche matura di significato nel tempo.
Dapprima il neofita cerca di prendere “qualcosa” a tutti i costi e più cattura e più è contento, poi a un certo punto passa alla ricerca del pesce “grosso” in grado di mettere alla prova fino in fondo la propria abilità : è la fine di un percorso impossibile da completare, anche se sono ben altre le cose importanti, risulta irrilevante dimostrare a ogni costo al mondo intero quanto siamo stati bravi per aver catturato tanti grandi pesci. Ciò che davvero conta, essendo solo reale “giudice” delle nostre azioni il nostro stesso cuore, è riassaporare nell’intimo la gioia per la riuscita della magica, misteriosa ricerca di contatto col pesce selvatico, preso “come vuoi tu” – così scrive sul proprio forum uno dei “padri” dello spinning italiano: Roberto Cazzola -.
Anche un cavedano di media taglia preso in una limpida lama d’acqua corrente grazie ad un artificiale galleggiante vincendone le proverbiali diffidenza e velocità di abboccata può dare enorme soddisfazione. Quale carenza tecnica può impedire al neofita che prende in mano per la prima volta una attrezzatura da spinning, di vivere una simile esperienza? Nessuna…
Neofiti, esperti e veterani della disciplina
Per questo prima di parlare di canne e mulinelli ultimo grido (spesso solo del portafoglio), artificiali tecnologici che fanno tutto da soli (caffè compreso) e sofisticate strategie di insidia, occorre premettere questa umile, semplice verità che fa la differenza fra un pescatore praticante di spinning e un lanciatore innamorato della straordinaria occasione di emozione insita in tale tecnica. Si tratta di una piccola e dapprima nascosta diversità dentro il cuore ma da cui tutto dipende. Il resto, tutto il resto è solo una conseguenza…
Lo raccomando sempre ai giovani o meno giovani intenzionati a intraprendere l’ostica strada della pesca a lancio: “Ragazzi, non cominciate! Siete ancora in tempo a smettere, pensateci, dopo non sarà più possibile!”. Sì, perché dopo qualche tempo basta chiudere gli occhi un istante perché riaffiori alla mente l’ininterrotta serie di “perle” che rappresentano la ricchezza profonda del lanciatore: i mille paesaggi contemplati in ogni stagione e condizione, i loro differenziati rumori e profumi, la visione del comportamento dei pesci e della selvaggia aggressività dei predatori, coi loro abbocchi a volte delicati ma spesso brutali con la lotta che ne consegue.
Questa ricchezza cresce e si diversifica nel tempo, finché alla fine si fa così forte da mettere in grado non solo di sopportare numeri insolitamente elevati di uscite “a vuoto” ma conduce a rilasciare (quasi) tutti i pesci catturati grazie al rispetto maturato nei loro confronti (con la rilevante eccezione di quelli invasivi presi in ambienti dove quella presenza mette a rischio la difficile sopravvivenza di altre specie ittiche autoctone). Fino al giorno in cui quella ricchezza diviene tanto abbondante che non si riesce più a trattenerla per sé ma si è “costretti” a condividerla con quanti la sanno apprezzare e cioè in primo luogo gli altri lanciatori, accorgendosi così di un’incredibile scoperta: condividendola anziché ridursi la ricchezza si moltiplica (provare per credere!). Ma non solo.
Gli ambienti della pesca e l’ importanza dell’ habitat
Pian piano infatti si arriva a capire che i pesci a cui teniamo così tanto non ci sarebbero senza il loro habitat e il mantenimento di quegli ambienti interessa tutti i pescatori che partecipino anche in altre forme dello stesso cuore e della stessa esperienza e ancora oltre, verso tutti i soggetti interessati alle medesime finalità compresi gli ecologisti, fino a capire e a far capire che i più veri ambientalisti degli ecosistemi acquatici sono i pescatori – purché capaci di vivere la propria passione in un certo modo – essendo gli unici, grazie a una convivenza costante, in grado di raggiungere la loro conoscenza profonda.
Le origini
Stop! Alt! Siamo andati oltre, troppo oltre… Fermiamoci molto prima e ricominciamo dal primo passo, quello che inizia con una cannetta in mano e un pugno di artificiali semplici semplici ma state bene attenti, pensateci ancora un poco…chi comincia davvero non riuscirà più a fermarsi…siete ancora in tempo a rinunciare.
Mario Narducci
Spinning Club Italia